Il ritorno a casa di leonard Peltier
La storia Dopo un processo farsa per omicidio e 49 anni passati in cella, l’attivista nativo-americano va ai domiciliari per decisione (in extremis) di Biden. «Lo cureremo e onoreremo ricollegandolo alla sua terra»
Washington, settembre 2023. Manifestazione di supporto a Peltier organizzata da Ndn Collective e Amnesty International – Joy Asico/ApSalvaRegalaLinkCondividiScarica
Finalmente una notizia tanto buona quanto insperata per Leonard Peltier, leader nativo americano di ascendenza Lakota/Anishnabe, tra i fondatori dell’Aim (American Indian Movement) e simbolo di una resistenza indigena che dura da più di 500 anni, Pochi istanti prima di lasciare l’incarico, il presidente Joe Biden ha commutato la sua condanna di due ergastoli, permettendogli di scontare la pena agli arresti domiciliari.
Biden ha così motivato la decisione: «Nazioni tribali, premi Nobel per la pace, ex funzionari delle forze dell’ordine, decine di legislatori e organizzazioni per i diritti umani sostengono fermamente la concessione della clemenza al signor Peltier, citando la sua età avanzata, le sue malattie, i suoi stretti legami e la sua leadership nella comunità dei nativi americani e il notevole lasso di tempo che ha già trascorso in prigione». Poi però ha tenuto a precisare, per non irritare oltremodo l’Fbi, che i crimini a lui addebitati non sono stati perdonati.
KATHY PELTIER, che non vedeva suo padre Leonard dall’inizio della pandemia di Covid, ha detto che ora la sua famiglia piange lacrime di gioia: «È un sollievo – ha detto -, potremo abbracciarlo davvero, stare seduti per ore senza limiti di tempo e parlare. Ci sono così tante cose che lui si è perso».
L’avvocato Kevin Sharp, che ha sostenuto la libertà vigilata di Peltier ha dichiarato: «Il presidente Biden ha compiuto un enorme passo avanti verso la guarigione e la riconciliazione con il popolo nativo americano in questo paese. Ci sono voluti quasi 50 anni per riconoscere l’ingiustizia della condanna di Leonard Peltier e della sua lunga detenzione, ma con l’atto di clemenza del presidente, Leonard può finalmente tornare nella sua riserva e vivere i suoi giorni rimanenti». La vicenda giudiziaria di Peltier è ormai arcinota, raccontata in svariati libri, film e pubblicata su un’infinità di media nazionali e internazionali, anche in numerosi articoli dedicatigli da il manifesto.
TUTTO EBBE INIZIO il 26 giugno 1975, a Pine Ridge, territorio degli Oglala Lakota, una delle riserve indiane più grandi e povere degli Stati uniti. Erano tempi di forti tensioni sociali e scontri, dove avvenivano continue aggressioni alle comunità indigene, soprattutto da parte dei Goon, cioè bande armate formate in parte da nativi stessi, assoldati dal governo statunitense per reprimere le lotte di rivendicazione dell’Aim.
Quel giorno, senza alcun preavviso, irruppe nella riserva un’auto priva di targa con due uomini a bordo che diedero inizio a un conflitto armato. In seguito si scoprirà che erano due agenti dell’Fbi. La sparatoria che ne seguì fu caotica, lasciando a terra i due agenti e un nativo. Sul nativo nessuno si prese la briga di indagare, come avveniva regolarmente anche per la gran quantità di indigeni uccisi in quegli anni, ma per gli agenti morti qualcuno doveva pagare. In quanto attivista dell’Aim, l’allora 31enne Peltier, divenne il capro espiatorio perfetto.
PER COMPRENDERE IL CLIMA in cui si svolsero i fatti, in una precedente intervista Peltier aveva denunciato: «Sono stato minacciato con le pistole puntate in faccia quando ho cercato di filmare un blocco stradale di una squadra Goon; in un’altra occasione sono stato sbattuto contro un muro dai Goon, che tendevano a percepire l’intero corpo della stampa come simpatizzante dell’Aim. I freni della mia macchina furono tagliati e, in un’occasione, un fucile ad alta potenza fece un buco nell’automobile su cui stavo guidando. Ma le mie esperienze impallidiscono in confronto ai pestaggi, alle bombe incendiarie e alle sparatorie di quel periodo; almeno 28 omicidi di indiani rimangono ancora irrisolti e la tribù Oglala Sioux ha ripetutamente presentato petizioni al governo federale per riaprire questi casi».
L’arresto di Peltier avvenne in Canada, il 6 febbraio successivo agli scontri di Pine Ridge, ma l’estradizione fu ottenuta con prove così fasulle che, in seguito, il governo canadese protestò formalmente per il modo truffaldino in cui era stata formulata. Nel 1976 Peltier fu condannato a due ergastoli, dopo un processo segnato da discriminazione e pregiudizio, dove venne accusato dell’omicidio dei due agenti dell’Fbi, Ronald A. Williams e Jack R. Coler. Nonostante un accurato rapporto balistico della stessa Fbi rivelasse che i proiettili non potevano essere stati sparati dall’arma del leader dell’Aim, il destino dell’imputato Lakota era già segnato.
IL PROCESSO infatti fu una farsa che ricalcò un copione già scritto, con prove inesistenti o costruite e testimonianze ritrattate. La giuria che condannò Peltier era composta esclusivamente da gente bianca, ma la cosa paradossale fu che i due coimputati nativi, accusati assieme a lui, vennero giudicati non colpevoli per motivi di legittima difesa. Nel 2003 i giudici del 10° Circuito dichiararono: «Gran parte del comportamento del governo nella riserva di Pine Ridge su quanto è accaduto a proposito del signor Peltier, è da condannare. Il governo ha trattenuto prove. Ha intimidito testimoni. Questi fatti sono incontestabili».
Alla notizia della commutazione della pena a Peltier, Nick Tilsen, direttore esecutivo di Ndn Collective, un’organizzazione non-profit guidata dagli indigeni, ha affermato: «La liberazione di Leonard Peltier è la nostra liberazione: lo onoreremo riportandolo nella sua terra natale per vivere il resto dei suoi giorni circondato dai suoi cari, guarendo e ricollegandosi alla sua terra e alla sua cultura».
GIÀ IN PRECEDENZA, altri due presidenti democratici come Clinton e Obama avrebbero potuto firmare il provvedimento, ma si sono rifiutati di farlo.
Ora la detenzione domiciliare di Peltier somiglierà per molti versi alla condizione stessa dei popoli nativi nelle riserve.
Fossero ancora vivi, chissà se John Trudell e Robbie Robertson avrebbero dedicato a questo evento una nuova poesia o un’altra canzone. Dopo quasi mezzo secolo, bentornato a casa, caro Leonard.
Pubblicato circa 15 ore fa Edizione del 22 gennaio 2025 fonte Il Manifesto
Leggi e diffondi Regala questo articolo
LP-DOC SUPPORT CHAPTER ITALIA
( FIRENZE )
http://www.facebook.com/groups/102643249866045/
PER CHI VUOLE METTERSI IN CONTATTO CON ME:
LA SCELTA
Ho conosciuto Leonard Peltier attraverso il suo libro: LA MIA DANZA DEL SOLE Scritti dalla prigione.
Un libro che mi ha fatto conoscere la vita e la storia di un uomo che é stato accusato ingiustamente, di un uomo che la sua unica colpa che ha é di amare il suo popolo e tutta l’intera umanita’.
Nel libro vi è una sua stupenda poesia:
“Noi non siamo esseri separati, tu ed io.
Noi siamo elementi diversi dello stesso Essere.
Tu sei me ed io sono te
E noi siamo loro e loro sono noi.
Questo é come noi eravamo destinati ad essere,
ciascuno di noi uno
ciascuno di noi tutti.
Tu arrivi a me attraverso il vuoto della Diversità
e tocchi la tua stessa anima”.
Da tantissimi anni seguo la vita di Leonard Peltier, lui é diventato il simbolo dei miei ideali. Ideali della libertà, ideali di amore verso il proprio popolo. Lo porto dentro la mia anima e cuore. E’ una scelta che ho fatto e questa fiamma dentro di me é sempre accesa. Spesso nei miei momenti bui o di solitudine prendo il suo libro e leggo le sue poesie e questo mi fa tornare a stare di nuovo bene. Stare bene perchè quanta sofferenza e quanto dolore ci può essere in un uomo innocente rinchiuso in un lurido carcere Americano? Tantissima eppure lui continua ad amare il suo popolo, continua ad amare tutta l’intera umanità come ha sempre fatto. Quanti uomini avrebbero resistito a tanta ingiustizia?
Ho dedicato da tanti anni questo sito a lui. Ho dedicato il gruppo: Free Leonard Peltier Now: 28.07.09. Gruppo Italiano su facebook che ho creato nel 2009. Ho scritto pagine e pagine su di lui sul blog: http://arciero54.blogs.it e su quello che avevo prima. Il mio era un semplice gesto di essergli vicino e di esprimere tutta la mia solidarietà a leonard Peltier. Quando ho creato il gruppo su facebook: Free Leonard Peltier Now: 28.07.09. Gruppo Italiano, lo spirito che doveva animarlo era la Solidarietà, era di far conoscere la vita di Leonard qui in Italia e di non mai farlo dimenticare. Sappiamo tutti come é l’informazione qui in Italia sia giornali che televisioni parlano raramente dei Nativi Americani. Essi ci parlano dei grattacieli e di Wall Street, ci parlano di un’America che a me francamente interessa il volto di un altra America, quella dei popoli e delle persone che ci vivono. Per tutti questi anni ho cercato di mantenere questo spirito. Il free Leonard Peltier now: 28.07.09. Gruppo Italiano per chi ricorda era anche la data della famosa udienza “Parole”, tutti noi eravamo in attesa della libertà di Leonard, le speranze erano fortissime, ma questo non si è avverato. La lotta continua, non ci fermeremo fino a quando lui possa riabbracciare la famiglia, gli amici e il suo popolo.
La solidarietà é una grande virtù, é la virtù che deve esistere in questa umanità, altrimenti il mondo crollerebbe ancora di piu’. Gli uomini non esisterebbero più senza la solidarietà. La solidarietà è amore.
La sola Solidarietà a volte non basta, deve tramutarsi in azione, in progetto. PER QUESTO HO DECISO DI CREARE QUI IN ITALIA IL GRUPPO LP-DOC SUPPORT CHAPTER ITALY ( FIRENZE ). RICONOSCIUTO UFFICIALMENTE.
Quando mi hanno richiesto se volevo creare un progetto qui in Italia, c’ho messo poco a pensarci. So le difficoltà che ci sono in questo nostro paese. Ma non sono queste difficoltà ad impedirmi di andare avanti. Ho imparato che a volte l’impossibile può diventare possibile, può diventare realtà. Certo, chiaramente ci vuole il suo tempo.
Ho deciso di creare questo progetto qui in Italia, un progetto di non solo solidarietà, ma anche di azione. Progetto che vuole stare ancora più vicino a Leonard Peltier e a tutti coloro che lottano e si battono tutti i giorni per la sua libertà.
Volevo cambiare il nome al gruppo: Free Leonard Peltier Now: 28.07.09. Gruppo Italiano però e stranamente andando su modifica gruppo non mi da la possibilità per effettuare questo cambiamento e non capisco il perchè.
Sappiamo tutti che i gruppi su facebook sono virtuali, sì al massimo si va sui commenti, ma poi restano quello che restano.
Il progetto che voglio costruire deve essere vivo e non virtuale.
Faccio un particolare appello a coloro che come me hanno voglia di mettersi in gioco che sono nel gruppo di partecipare a questo nuovo progetto, di esserne parte viva e integrata.
Faccio appello a tutti coloro qui in Italia che parlano dei Nativi Americani, dei popoli indigeni e aborigini e Nativi nel mondo di aiutarmi in questo progetto e di aderirvi.
Faccio appello alle organizzazioni e associazioni che parlano di Nativi con tutta l’umiltà che posseggo, che non ho nessuna intenzione di costruire il mio giardinetto, ma di costruire un progetto d’amore verso Leonard Peltier.
Coloro che ne sono veramente interessati mi possono contattare alla mia e-mail personale che è scritta sopra questo articolo.
GRAZIE, GRAZIE, di vero cuore a tutti coloro che leggeranno questo appello.
La lotta per la libertà di Leonard Peltier continua più forte che mai.
Noi siamo lui e lui è tutti noi.
FREE LEONARD PELTIER NOW.
LP-DOC SUPPORT CHAPTER ITALIA ( FIRENZE )
UMBERTO ARCIERO.
Nel mese di settembre, Leonard è stato trasferito a USP Coleman nella Florida centrale. Le sue condizioni inizialmente sembravano migliori rispetto al penitenziario di Lewisburg. ma sembra che le sue condizioni di vita possono davvero essere molto peggiori. Per esempio, Leonard ancora non è stato permesso ai visitatori. I membri della famiglia devono riapplicare ad essere messo in lista i visitatori di Leonard. Anche gli avvocati (per la prima volta) devono essere messi nella sua lista dei visitatori. Gli avvocati hanno un altro livello di approvazione per navigare, pure, ma hanno difficoltà a contattare i funzionari della prigione di rendere tutti gli accordi necessari. Ci è voluto un avvocato più di un mese per accedere al suo cliente. Leonard è stato isolato come mai prima. Inoltre, Leonard è stato assegnato ad un letto a castello superiore. A causa di un legamento lacerato che non è mai stato riparato, la capacità di Leonard di salire in sicurezza è diminuita. Mr. Peltier inoltre deve essere posto in una unità con gli altri prigionieri più anziani, ma Leonard Coleman ha elencato come 57 anni di età quando, in realtà, lui ha 67 anni. Tutti carcere di Leonard record nel corso di questi anni indicano chiaramente la sua data di nascita corretta. Curioso, vero?
QUESTA PAGINA E TUTTO IL SITO E’ DEDICATO A LEONARD PELTIER.
DEDICATA AD UN UOMO CHE VIVE INGIUSTAMENTE DA 34 ANNI IN UNA PRIGIONE.
NONOSTANTE QUESTO LEONARD NON HA MAI SMESSO DI COMBATTERE.
QUEST’UOMO RAPPRESENTA UN POPOLO, QUEST’UOMO NON HA MAI SMESSO DI AMARE IL SUO POPOLO E DI AMARCI. LEONARD RAPPRESENTA LA TRADIZIONE, LA CULTURA, LA RELIGIONE, LA FILOSOFIA DEL GRANDE POPOLO DEI NATIVI AMERICANI, MA EGLI CI RAPPRESENTA ANCHE NOI TUTTA UMANITA’. LA LOTTA PER LA LIBERTA’, LA LOTTA PER L’AMORE CHE SPESSO NOI UOMINI DIMENTICHIAMO. RAPPRESENTA QUEI GUERRIERI CHE AMAVANO LA MADRE TERRA, IL SOLE, LA LUNA, GLI ANIMALI, GLI ALBERI, L’UNIVERSO E DOVE TUTTO AVEVA UN SENSO.
ECCO PERCHE’ IO SONO CON LUI, ED E’ GRAZIE A LUI CHE IO AMO IL POPOLO ROSSO.
FREE – LIBERTA’ PER LEONARD PELTIER.
RIDATE A QUEST’UOMO IL DIRITTO DI LIBERTA’ CHE VOI SOCIETA’ DEI BIANCHI GLI AVETE TOLTO ACCUSANDOLO INGIUSTAMENTE. IL GRANDE VOLO DELL’AQUILA NONOSTANTE LE SBARRE E’ SEMPRE CONTINUATO.
PROGETTO FILM SULLA VITA DI LEONARD PELTIER
http://www.kickstarter.com/projects/1688850415/wind-chases-the-sun-the-leonard-peltier-story